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‘L’Eroica’ raccontata da Ricky Mezzera

Written by on October 5, 2010

eroica002“L’Eroica” è una gara dove la classifica conta poco o nulla, l’unica cosa che conta veramente è quella di riuscire, con il corpo e con la mente, a fare un balzo indietro nel tempo e ritornare a quando i pionieri di questo sport volavano sulle strade bianche delle colline del Chianti senese, della Valdarbia e della Valdorcia.

 Sono previsti quattro percorsi: 205 km (110 bianchi), 135 km (70 bianchi), 75 km (35 bianchi), 38 km (10 bianchi).

Per un giorno tornano alla luce le biciclette d’epoca, le maglie di lana e i tubolari a tracolla e si pedala, come protagonisti di un vecchio documentario che riprendono colore e vita d’improvviso.

 

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I percorsi sono resi difficili dalla polvere, dal fango e da nessun’assistenza tecnica.  I ristori “d’epoca” sono serviti da belle ragazze toscane in costume che ci propinano acqua e vino a volontà, la famosa ribollita e fette di pane con marmellata, cioccolata od olio.

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Come lo scorso anno ho fatto il percorso dei 75km munito di macchina fotografica per non farmi sfuggire nulla di quest’evento.

La mia bicicletta d’epoca è una “Vicini” con gruppo Campagnolo Valentino del 1969 registrata nel “registro bici storiche” e la maglia e pantaloncini originali in lana della nazionale americana di quegli anni. 

Caschetto, scarpe, guanti tutto originale degli anni ’60 garantito.

 

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Il nostro gruppo stile “armata Brancaleone” è composto di 12 randonners (un modo elegante per chiamare i tapascioni).eroica007

Già prima della partenza, a testimonianza dell’originalità delle biciclette in gara, il mio amico Luca taglia XXL fa scoppiare un tubolare e rompe la pipetta del manubrio nel tentativo di stringere la brugola. Grazie all’intervento del magico Andrea, che è un meccanico professionista, c’è un cambio ruota volante e l’acquisto tra le bancarelle dei ricambisti di una seconda pipetta sempre rigorosamente “d’Epoca”. 

Meglio dei meccanici della Liquigas! In pochi minuti la bici è a posto. Forse Luca sperava di avere sufficienti scuse per non partire, ma gli amici si riconoscono nel momento del bisogno.

 Dopo pochi kilometri di falsopiano si comincia la prima salitella che crea la selezione naturale, a renderla difficile ci sono le ammiraglie, alcune Fiat 500, la famosa “Multipla”, che su queste salite oltre che intralciare rischiano di bruciare la frizione.

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Aspettiamo il solito Luca che ha qualche diletto di troppo perché è alla ricerca di una condizione, guardando verso il cielo, ci accorgiamo dell’arrivo di qualche nuvoletta grigio scuro e che il tempo sta cambiando. Riformato il gruppo, si riparte affrontando una lunga discesa sterrata che ci fa prendere qualche rischio. Le cadute e le forature oramai non si contano più, catene e raggi rotti oramai non fanno più notizia. 

C’è chi cerca una pompa, chi un’ambulanza… è cominciata la selezione.

Oramai il nostro gruppo si è diviso in due parti, quelli che “hanno la gamba” e quelli che vogliono portare a casa la pellaccia che al “bivio del pensiero” sceglie il percorso dei 38km anziché i 75km. Arriva la pioggia, il terriccio senese si appiccica alle gambe che sembrano “impanate”, le facce cominciano a diventare irriconoscibili, la borraccia è infangata ed ad ogni sorso d’acqua si è costretti anche ad ingoiare un pò di fango. 

La temperatura è fredda, circa 15° che in discesa diventano 10°, si continua con i saliscendi asfaltati e sterrati finche in cima ad una collina, trovo due SUV che bloccano la strada sterrata, passo in mezzo a loro a velocità prossima allo zero e mentre imprecando esco da questo blocco… un cane da caccia mi taglia la strada sbilanciandomi e facendomi cadere (complici anche le gabbiette sui pedali).

Niente di rotto, mi rialzo più infangato di prima e riparto. Aggancio il mio caro amico Marco, che è il DS della squadra ciclistica di mia figlia, e facciamo qualche km assieme fino alle pendici della temuta salita della Volpaia. 

Io l’affronto concentratissimo come un torero con il toro, i primi 7 km sono asfaltati e vanno via lisci, poi una brusca impennata al 16% di pochi metri, e qui si vedono le prime persone spingere il velocipede, e poi lo sterrato per 3km ovviamente in salita.  Lo scorso anno, per colpa di un Apecar che si messo davanti a me nel tratto più duro (quando le ruote slittano sul terreno) avevo messa il piede a terra, e questo mi ha fatto star male per un anno.  

Dopo aver calcolato che non ci fosse nessuno ad ostacolarmi ed ho cominciato l’ascesa verso la vetta, purtroppo la mia bici monta come rapporto più agile un 42×23 che non è certo come fare una passeggiata. Le gambe giravano al ritmo di 40 pedalate il minuto, almeno un terzo della ruota girava a vuoto, sorpasso almeno 10 ciclisti che spingevano la bici, ero l’unico in sella… grande!!

Scollino e mi fermo al secondo ristoro, mangio mezza teglia di crostata, acqua e riparto verso il traguardo che dovrebbe essere a circa 20km, a questo punto le salite toste sono finite, solo un guasto meccanico mi può fermare, per fortuna taglio il traguardo per il secondo anno consecutivo.

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Infangato ma felice, il prossimo anno mi piacerebbe fare un’altra classica d’altri tempi, magari sempre qui sulle colline toscane.

Ad attendermi c’è anche il bacio delle miss….

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Mi faccio un promemoria, dovrò ricordarmi di mettere le bretelle ai miei pantaloncini di lana altrimenti li perderò in continuazione come stavolta.  

Ciao a tutti da Ricky Mezzera “Ironman in FM”.

 

 


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