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Lusaka-Londra su una Bici in Bamboo 2a Settimana

Written by on July 24, 2012

Lusaka Lonra con MatteoContinua il viaggio di Matteo nel percorso che lo portera’ a Londra attraversando le aree piu’ belle dell’Africa

 

 

 

 

Ottava tappa

Lundazi S12° 85.496’ E 33° 20.196’ – Mzuzu S 11° 45.807’ E 34° 01.513’ 157 km

Zambia arrivederci a settembre!

Sulla strada che porta al confine c’è il festival della bicicletta, ce ne sono tantissime che traportano di tutto, casse di birra, una poltrona, polli, persone, pomodori, cavoli, uova, …

Il primo passaggio di confine è stato abbastanza veloce, non penso passino in molti col passaporto da quelle parti, in Malawi non sapevano se dovevano farmi un documento per la bicicletta poi mi hanno lasciato andare.

Sono partito per la stradina sterrata, larga al massimo 3 metri, che va a Mzimba, qui le bici sono aumentate, sembrava di essere su di una tangenziale frequentata solo da biciclette. L’attenzione richiesta è la stessa della tangenziale di Milano perchè la strada è sabbiosa e se si esce dalla strisce lasciate da chi è passato prima ci si insabbia, ci si fa dei peli millemimetrici, e nessuno lascia strada volentieri agli altri. In generale in questi giorni non ho avuto occasione di sfruttare la scia dei ciclisti perchè quelli che si muovono da villaggio in villaggio, vanno forte e mi vedono come, il bwana, un avversario da staccare. Quelli che si muovono su lunghe distanze sono di solito stracarichi e vanno piano. Oggi per qualche kilometro sono stato dietro a tre ragazze, mi sorpassano ad una buona velocità, la prima, con un sedere che occupa lo stesso spazio delle mie borse laterali, pedala con forza e si vede conosce bene la strada, la terza pedala agilissima spingendo le ballerine sui pioli perchè i pedali non ci sono più e trasporta un cesto pieno di frittellone che venderà da qualche parte, poi si fermano a bere ad una delle tante pompe manuali che ho incontrato.

Alla fine dello sterrato le salite si fanno impegnative, sia per la pendenza che per le pietre che le infestano, su una di queste salite dalla pendenza impossibile un bambino mi insegue per salutarmi e fare una foto. Nella discesa successiva, mentre sto mettendo un rapporto più duro, un rumore improvviso e funesto, rompe la quiete della foresta, subito dopo la bici si ferma bruscamente e i pedali sono bloccati. La catena si è aggrovigliata come un elastico impazzito, guardo sotto la borsa di destra e vedo il cambio rotto in due … dopo un paio di tentativi di riparazione impossibile, vorrei prendere a calci la bici, poi inizio a camminare sulle salite spingendo la bici per poi scendere senza poter pedalare finchè la forza d’inerzia me lo pemette.

Alla fine dello sterrato, dopo alcuni kilometri a spingere, dal nulla sbuca un TIR che tornava da Lundazi, carichiamo con l’autista buon samaritano la bici su dei sacchi di mais, e andiamo da un amico dell’autista al mercato di Mzuzu, dove troviamo un pezzo che assomiglia al mio, ma non troppo, e un meccanico di bici di buona volontà che lavora fino alle 6 passate quando il mercato è già chiuso. Abbiamo lavorato per successive approssimazioni alla fine il cambio posteriore è composto, da pezzi del nuovo e del vecchio. Mi ha garantito che la bici andrà avanti a lungo. Speriamo almeno fino a Nairobi.

L’Africa, lo Zambia e il Malawi in particolare sono i migliori posti del mondo dove avere un problema meccanico, una soluzione la si trova sempre, e qualcuno disposto ad aiutarti c’è sempre.

Non si può fare sempre quello che si vuole, e spingere sempre sull’accelleratore!

Nona tappa

Mzuzu S 11° 45.807’ E 34° 01.513’ – Chitimba Nimiasii Lodge S 10° 55.745’ E 34° 21.732’ 123 km

La testa è ancora un mezzo di trasporto molto in uso fra le donne del Malawi, portano di tutto dalla farina ai pomodori, dal bucato alle pentole, legna da ardere e acqua. Il carico è in proporzione all’età, e non dir ado sulla schiena hanno anche un bambino. Gli uomini usano di più la bici, anche se oggi ne ho visto uno che trascinava della legna tenuta assieme da una corda. Il Malawi è il secondo paese africano ad avere una presidente donna, Joyce Banda, che anche se non è stata eletta direttamente avendo assunto la carica perchè vice del suo predecessore che è morto in corso di mandato, è molto popolare, benvoluta e tutte le persone con cui ho parlato sono molto contente della presidente donna. Penso che se ci fossero più donne presidente la situazione in Africa sarebbe un po’ migliore.

La bici aveva bisogno di un ultima messa a punto dopo la soluzione tecnica di ieri scaturita dalla creativtà italiana (mia) e l’improvvisazione malawiana (del meccanico al mercato), e poi andava lavata per forza perchè la sabbia si era intrufolata e aggrappata dappertutto. La messa a punto l’ho fatta io col cacciavite degli occhiali. Per il lavaggio mi sono affidato ad un taxi-ciclista, Aondwani, che mi ha portato nel più incredibile bici lavaggio del mondo: un fiumiciattolo nel compound di Chiputura! Prima bisogna comprare il sapone, poi si scende nel fiume appena dopo un ponticello, le bici vengono fatte scendere nell’acqua con le ruote immerse per 15 cm, poi inizia la pulizia col sapone, per risciacquare si sfrutta la forza dell’acqua del fiume, quando la bici è pulita viene riportata su in strada e accuratamente asciugata con uno straccio diverso da quello usato per pulire. Mentre il lavaggio era in corso sono arrivati dei bambini che dicevano ‘ona ginga a panga’, guarda una bici di legno, e io ho detto ‘not panga bamboo’, ogni nuovo bambino che arrivava diceva ‘ginga a panga’, e gli altri dicevano ‘nooo not panga, bamboo!’ e ridevano di brutto.

Decima tappa

Chitimba Nimiasii Lodge S 10° 55.745’ E 34° 21.732’– Songwe confine con la Tanzania  S 9° 59149’ E 33°77585’ 137 km

Ho visto tanti progetti dell’Unione Europea per strada, tutti relativi ad agricoltura e riforestazione, ma a parte le ordinate case di mattoni rossi che conferiscono al paesaggio una certa eleganza, non mi è sembrato di vedere una situazione molto migliore dello Zambia. Se non ricordo male 7/8 anni fa una grossa banca italiana aveva iniziato un grosso progetto in Malawi, con un motto del tipo ‘se falliamo col Malawi, non avremo successo da nessuna altra parte’, non so se hanno fallito ma dubito abbiano avuto successo. La cura giusta per il sottosviluppo e il cambiamento sociale, se la si trova va bene dappertutto. Non è una qestione di soldi o di dimensioni del paese.

Il lago Malawi ha un colore blu intenso e brillante che sono un’invito a tuffarsi, come il nostro mare è anche luogo di tragedie di immigrazione clandestine, tre giorni fa 20 etiopici che viaggiavano illegalmente verso il Sud Africa sono morti nel tentative di attraversare il lago su una barca di fortuna.

Undicesima tappa

Songwe confine con la Tanzania  S 9° 59149’ E 33°77585’ – Isongole Secondary School S 9° 03.971’ E 33° 59.619 78 km

Cosa saranno queste giganti X rosse pitturate con mano tremante su molte case, scuole, negozi e cartelli stradali?

Secondo passaggio di confine senza problemi, a volte bastano poche centinaia di metri per respirare un’aria completamente diversa, varcare il confine è stato come entrare ad una festa rumorosa animata da moto, agenti di cambio, tantissimi piccoli negozietti coloratissimie ben forniti, ho trovato perfino internet in un bugigattolo che vendeva Nigerian movie! Anche il cibo è diverso, la mia colazione è stata a base di chapati, petto di pollo in brodo e un potentissimo peperoncino rotondo. Le moto hanno la funzione che in Malawi hanno le biciclette, trasportano di tutto dalle persone ai materassi.

Andare piano ha i suoi vantaggi, oggi mi sono imbattuto in due cavallette che attraversavano la strada la mamma con il piccolo sulla schiena e mi sono uscite anche delle foto carine, i passanti ridevano a vedermi piegato sull’asfalto con la macchina fotografica … oggi mi hanno fatto la prima fotografia … al musungu con la bicicletta di bamboo …

Dopo il mais dello Zambia, il cotone di Zambia e, tanto Malawi, le foreste di pini del Malawi, oggi sono immerso in piantagioni di te e banana, ho visto piante di te su pendii così scoscesi e ripidi da sembrare ragni su un muro. Ho capito subito che qui l’inglese non è così diffuso come in Zambia, in un negozio la commessa non riusciva dirmi l’importo da pagare in inglese per questo me lo son dovuto far scrivere.

Passerò la notte a casa del preside dell’Isongole Secondary School, Itika la moglie mi ha preparato Nsima e fagioli in quantità industriale che ho finito con i tre figli e due parenti aggregati. Itika è l’unica della famiglia che parla discretamente inglese, forse perchè è stata in Zambia a Luanshya nel Copperbelt fino al grade 7. Abbiamo passato una piacevole serata in famiglia, guardando il telegiornale e alcuni canali di chiese varie dove si vedono paralitici che camminano. Si prega tanto in Africa, forse anche troppo, in tanti currilculum che ricevo c’è scritto tra gli hobby going to church. Il detto aiutati che il ciel ti aiuta non è ancora molto seguito …

Itika mi ha risolto anche il mistero delle X. Sono costruzioni che dovrebbero essere demolite perchè troppo vicine alla strada! Saranno centinaia e la terra venne assegnata dal governo.

Uno dei figli mi ha chiesto: “Cosa spinge un italiano a venire a lavorare in Africa?”.

Dodicesima tappa

Isongole Secondary School S 9° 03.971’ E 33° 59.619 – White House Guest House Igawa S 8° 76.719’ E 34° 37.960’ 128 km

Questa mattina volevo partire più presto perchè ero terrorizzato di trovare un’altra tappa come quella di ieri, sono riuscito a partire solo intorno alle 9, perchè la famiglia del preside mi ha accudito con tutte le attenzioni che un viaggiatore vorrebbe, ma questo richiede tempi tecnici! Scaldare l’acqua per lavarsi. Preparare da mangiare. Preparare il te. E’ stato bellissimo vedere Itika preparere i mandazi, delle specie di frittelle di farina, tagliarli sul tavolo come si fa con gli gnocchi, non ho resistito a rubarne un pezzo crudo proprio come facevo con gli gnocchi di mia madre. Ne ho mangiati parecchi e sembra che la ricarica di carboidrati a base di mandazi funzioni visto come me la sono cavata in questa tappa.

Per lunghi tratti ho costeggiato la ferrovia del Tazara Express , ma il treno non l’ho visto, e non certo per la velocità, partono solo due treni a settimana e sono lentissimi, quando lo presi l’anno scorso ci ha messo quasi quattro giorni da Kapiri Mposhi in Zambia a Dar Es Salaam in Tanzania.

Gli autisti tanzaniani sono finora i più spericolati, li trovo spesso nella mia corsia anche se vengono in senso opposto, sorpassano anche se io sto arrivando costringendomi ad uscire dall’asfalto. Alcuni un pò stronzi mi suonano da dietro finchè non mi sposto anche se di fronte non arriva nessuno.

Le motociclette cinesi hanno trovato un florido mercato in Tanzania, ce ne sono di tutti i tipi, da strada, a tre ruote come il nostro Ape Piaggio anche in versione Limousine con due file di sedili, ma quelle che domano la scena sono le Castro o Chopper. Sono super colorate e personalizzate con luci extra, specchietti cromati e selle stile indiano (d’America). Caschi ne ho visti pochi, non so se sia obbligatorio in Tanzania. Ho cercato di capire come riescano a comprare queste moto ma il tentativo è fallito a causa della barriera linguistica.

La lingua e le tradizioni sono importanti, ma l’impossibilità di comunicare, non aiuta a capirsi e aumenta la diffidenza verso l’altro.

Tredicesima tappa

White House Guest House Igawa S 8° 76.719’ E 34° 37.960’ – Nyororo S 8° 30.42 E 35° 04.45’ 102 km

Il mio amico vento è tornato! Penso sia lo stesso vento che mi ha accompagnato nelle prime tappe in Zambia, infatti adesso sto proseguendo nella stessa direzione, ho paura che questo vento che soffia da Est verso Ovest, mi perseguiterà fino a quando salirò verso Nord in Kenya. Oggi è stato fortissimo e senza tregua per i primi 60 km fino a Mukambako, dopo sono salito fino ai 1800 m di Nyororo.

Su una salita c’era un decrepito pulmann multicolore fermo, col vano motore aperto, l’autista con un pezzo di motore in mano, tra i passeggeri appiedati c’era una coppia musungu bianchissimi del nord europa ci siamo salutati e mi hanno detto ‘Good luck’ … non so chi ne aveva più bisogno.

Quattordicesima tappa

Nyororo S 8° 30.42’ E 35° 04.45’ – Iringa S 7°77.00’ E 35°69.00’ 121 km

Iringa è in cima ad un cocuzzolo a cui ci si arriva dopo una salitona di un paio di kilometri , che si prende svoltando a sinistra della strada principale che va a Dar es Saalam. Era stata una roccaforte dei tedeschi, sarà per questo che al pub 255 dove ho visto la partita erano tutti per l’Italia e super Mario.

Nelle prima parte del percorso oggi ho attraversato molte foreste di eucalipti e pini passando da Sao Hill, dove c’è un avviato progetto iniziato dai norvegesi per lo sfruttamento sostenibile della foresta, ho notato una certa somiglianza con quella zona del Sud Africa che confina con lo Swaziland, l’aria e l’altitudine sono di montagna, ho cercato di respirare a pieni polmoni per ossigenarmi al meglio in vista dei prossimi sforzi.

Oggi ho preso la tappa dolcemente con l’approccio del pensionato che porta il cane al parco, piuttosto che del ciclista lanciato verso Londra. L’approccio dolce ha funzionato bene, come a volte mi è successo anche in altre cose in Africa, e sono arrivato ad Iringa che era ancora chiaro, nonostante i numerosi lavori in corso che ho trovato per strada.

Ormai sono in Tanzania da più di 400 km e come mi succedeva in Zambia sulla strada per Chipata ci sono alcuni autisti di pulman, che fanno avanti e indietro, che mi riconoscono e mi salutano contenti. Questo non li esime da sbattermi fuori strada puntandomi come un birillo del bowling, hanno dei clacson dal suono odioso, stridulo e potente, che strombazzato in sequenza vuol dire ‘levati dalle palle amico e subito’. In un contesto piuttosto lento, non si capisce cosa gli spinge a derapare e piegarsi in curva come Valentino Rossi, sembrano molecole impazzite, surriscaldate, pronte ad esplodere. Del piede pesante degli autisti locali si devono essere accorti anche i cinesi, che nei loro cantieri hanno risolto il problema introducendo lunghissimi tratti di senso unico alternato e … l’Ape safety car come nella Formula 1 … il convoglio di veicoli non può superare l’ape, che ai lati della cabina ha due segnali rotondi di divieto di sorpasso che lo fanno sembrare un topino con le orecchie grosse inseguito da bestie arrabbiate e frustrate che vorrebbero sbranarselo.

Domani a Dodoma sullo sterrato!

 


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