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Ottimismo nell’industria Altomilanese

Written by on January 13, 2012

Ottimismo e un futuro non così nero come potrebbe apparire. Sono questi i sentimenti e le prospettive disegnati oggi dalla Confindustria Alto Milanese nel tradizionale incontro di inizio anno con la stampa locale.

Dopo quindi le preoccupazioni manifestate dalle organizzazioni sindacali nemmeno un mese fa, stamane il quadro che emerge dal mondo produttivo della zona e da un’indagine svolta in aziende di circa 20 località sparse sul territorio non è poi così drammatico, anzi.

 

Almeno il 54% delle ditte interrogate prevede un fatturato almeno pari a quello del 2011, il 39% addirittura un incremento e solo il 7% un decremento. Export e settore manufatturiero appaiono, nell’Alto Milanese, i due pilastri della produzione che, nell’ultimo trimestre, ha fatto registrare in lieve segno positivo. Il fatturato, nello stesso periodo, è risultato stabile, mentre gli ordinativi nel mercato nazionale sono apparsi in calo.

“L’occupazione – ha rilevato il dott. Pontani, direttore generale della Confindustria – soffre il momento. Se guardiamo i numeri della cassa integrazione ordinaria ci accorgiamo, però, che nel 2011 abbiamo viaggiato a due velocità. Il primo semestre ha offerto un quadro molto positivo rispetto all’anno precedente. I secondi sei mesi, invece, hanno mostrato un peggioramento”.

L’ottimismo, come ha rilevato il presidente Mainini, è dettato dalla solidità dell’impianto generale della struttura imprenditoriale delle nostre aziende: “Se le imprese non avessero da sempre la volontà di buttare il cuore oltre l’ostacolo – ha affermato Mainini – non ci sarebbe il tessuto vero della economia così caratteristica dell’Alto Milanese. Noi siamo il calabroneche non può volare, invece voliamo!”.

Anche sulle difficoltà dell’accesso al credito i due dirigenti hanno convenuto che “i dati indicano che non c’è stato un taglio in maniera diffusa dei fidi da parte del sistema bancario. La maggior parte delle imprese, piuttosto, segnala un aumento della onerosità del costo del denaro. Un 40% delle aziende, poi, evidenzia tempi più lunghi nel ricevere risposte positive o negative dalle banche”.

E sui tempi necessari per incassare i crediti, “la situazione è da monitorare con attenzione – ha affermato Pontani – oggi la regola sta diventanto i 120 giorni. Certo che, se il primo a tardare nei pagamenti è lo Stato, il suo non è proprio un esempio che invoglia il privato a rispettare gli impegni contrattuali assunti…”.

“La vera preoccupazione – ha concluso il presidente Mainini – risiede nella esagerata paura del futuro, troppo spesso palesata dai media. A livello nazionale, comunque, si sta facendo tanto pe ridurre la crisi ai minimi termini. Adesso, molto dipenderà dalle risposte che arriveranno in campo europeo. Ma, tranquilli, passato il 2012, inizieremo la discesa”.

[fonte: legnanonews.com]


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