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Piazza Affari: Caschi Gialli Vessati

Written by on July 8, 2013

caschi gialli vessati

Tornano in Piazza Affari i caschi gialli dell’edilizia. Imprese, Artigiani, Liberi Professionisti, lasciati troppo spesso soli dalle istituzioni. L’edilizia è uno dei motori cardine della nostra economia, uno sterminato numero di braccia costrette a restare incrociate a causa della crisi economica, certo, ma anche di una speculazione perpetrata per troppi anni dalle “menti economiche dell’edilizia”.

Una bolla così palese che poteva e doveva essere fermata a suo tempo ma che, colpevolmente, si è deciso di ignorare fino a che l’economia girava e i soldi non mancavano in tasca. Il Paradosso è che a pagarne le più tragiche conseguenze, sono le piccole e medie imprese e i numerosi operai delle stesse.

Le compravendite di case in Lombardia sono crollate del 24% rispetto a un paio di anni fa e parecchie imprese sono sull’orlo della chiusura se non già fallite. «La situazione è veramente difficile – ha sottolineato il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, alla Borsa di Milano – e i dati sono sempre in recessione da 9 trimestri. Non riusciamo a vedere la luce in fondo al tunnel nonostante le dichiarazioni ottimistiche del ministro Saccomanni ma solo un debole lumicino peraltro non determinato da noi ma dalla situazione economica internazionale».

Corresponsabile del problema, anche un sistema bancario e finanziario che ha vissuto (e alimentato) per anni la cultura della finta ricchezza, quando il mondo si poteva pagare a rate con finanziamenti a tassi minimi, erogati anche al 100-110% del valore dell’oggetto o dell’immobile compravenduto. Oggi invece nessuno eroga più, nessuno finanzia più le imprese che vorrebbero far ripartire l’economia o, più semplicemente, cercare di inventare un lavoro possibile per i propri operai cassaintegrati, quando non licenziati. Troppe le proposte d’acquisto bocciate a causa della mancata erogazione dei mutui, troppe le garanzie che le banche chiedono a fronte di tassi e spese insostenibili.

In compenso la morsa fiscale è sempre lì, in una forma distorta di Roobin Hood Tax, che ruba ai poveri per dare ai ricchi. Per questo anche oggi, dopo la Giornata della Collera del 13 febbraio scorso, una sessantina di associazioni, consulte e ordini professionali legati al settore edile torna in Piazza Affari a Milano per la giornata delle Vessazioni: leggi, procedure, regolamenti che rendono difficoltoso lo svolgimento delle attività per gli operatori del settore delle costruzioni che vogliono, giustamente, lavorare in regola con tutta la normativa vigente. Leggi troppo spesso decise a tavolino, senza conoscere attivamente le problematiche pratiche dei cantieri.

I Caschi Gialli, scendono quindi in piazza con una protesta intelligente, portando proposte concrete, mossi da quello spirito pragmatico e costruttivo che li contraddistingue da sempre. Gente abituata a risolverli i problemi, non a crearli, gente capace di rilanciare l’edilizia, a patto che sia concesso loro, la concreta possibilità di lavorare.

«Con ‘La giornata della collera’ la filiera delle costruzioni ha chiesto interventi urgenti e mirati per il settore e, in particolare, regole certe e certezza dell’azione amministrativa per investire, per lavorare e per vivere», è l’appello lanciato dalle associazioni del comparto.

A Piazza Affari hanno presentato i «cahiers de doléances» (quaderni delle lamentele) dove elencano 100 vessazioni raccolte in questi mesi con il contributo di tutti i partecipanti. Si tratta di una lista, precisano i responsabili, «da cancellare con un colpo di spugna, che per la maggior parte non comporta costi per l’Erario». Per ogni vessazione sarà segnalata una possibile soluzione che potrebbe essere messa in atto a costo zero.

L’unico modo per uscire dalla crisi è VOLER uscire dalla crisi, e l’unica strada percorribile è quella di collaborare con chi conosce concretamente i problemi quotidiani del mondo del lavoro. Basta tavole politiche che servono solo ad alimentare sterili polemiche, è tempo di ascoltare i nostri lavoratori, se ancora possiamo chiamarli così.

 

 

A mio padre…

 



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