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Gianfranco Ferrè: esplorare senza sosta il mondo

Written by on October 13, 2012

Fare moda per me significa soprattutto esplorare senza sosta: il mondo, la natura, la cultura, anzi le culture” Gianfranco Ferrè.

Una vita, un viaggio, partenza Legnano, destinazione impossibile da conoscere. Un ragazzo come tutti quelli che ogni giorno affollano le aule del Liceo Galileo Galilei. Lo immagino un po’ goffo, con un sogno di cui forse è inutile parlare e un spiccata curiosità per la vita e per la cultura che porterà con sé in tutti i suoi viaggi.

 

Non so se è questa l’immagine che l’associazione “Liceali per sempre” e la “Fondazione Gianfranco Ferrè” volevano tracciare questa sera, durante la serata tenutasi al Liceo Galilei, ma è sicuramente questa l’idea che porto a casa con me dopo aver visto le immagini di un viaggio chiamato vita. L’intento dichiaro è sicuramente quello di far incontrare i legnanesi con alcuni ex liceali che si sono messi in evidenza per l’eccezionalità del loro percorso come ha saputo fare, appunto,  Gianfranco Ferrè, liceale illustre. Il viaggio dunque e inizia qui, il 12 di ottobre, data emblematicamente scelta a simboleggiare il padre di tutti i viaggi che ha inaugurato la modernità del mondo (12 ottobre 1492).

”La bellezza salverà il mondo” afferma il principe Miškin nell’Idiota di Dostoevskij, pensiero fatto proprio anche da Gianfranco Ferrè. Un bello che ha fatto la fortuna del suo lavoro, rendendolo maestro di stile  e originalità senza dimenticare l’essenza imprenditoriale imparata, mi piace pensare, nella nostra provincia dal passato industriale e dall’anima artigianale, scolpita nel suo dna. Un bello che resta però sterile se non condiviso attraverso forma e cultura. Sposando appieno il Ferrè pensiero, la fondazione a lui intitolata e creata  nel 2008 subito dopo la sua scomparsa, ha perseguito il concetto di storia intesa come formazione, esempio, analisi, confronto e condivisione di esperienza. Da qui il monumentale lavoro di archiviazione, ancora work in progress,  di tutti i disegni, bozzetti, rassegne stampa, e quanto è rimasto di tracciato durante il viaggio di Gianfranco. Sue le parole “Nel mio archivio vive dunque un cumulo di esperienze che serve per andare avanti, per continuare ad inventare anche per migliorarsi sempre. È la memoria per il futuro “ (ndr. Gianfranco Ferrè in occasione della donazione Ferrè al museo del costume di Palazzo Pitti Firenze ”

Alcuni numeri ci raccontano in breve quanto possa essere difficile archiviare trent’anni di lavoro, calcolando una media di dieci collezioni ogni anno:

dodicimila foto di passerella, diecimila disegni tecnici, duemila bozzetti e questo un esempio solo per quanto riguarda la moda donna. Ma non solo. Gianfranco Ferrè ha fatto scuola, in ogni senso, ancora oggi i volumi delle lezioni tenute al politecnico (ma anche in aule di tutto il mondo) , vengono utilizzati nelle scuole di fashion e moda e design. Tornando agli esempi cittadini, possiamo ricordare trecentosettanta disegni esposti in passato all’Istituto Bernocchi.

Nonostante le cifre davvero impressionanti,  la mole del suo lavoro e le icone di stile che ritornano alla mente ricordando il nome della maison Ferrè, non riesco a dimenticare quel viso di ragazzo, che ha vissuto in India, conosciuto la Cina, il Giappone, immaginato le Hawaii, che ha fatto suo quanto il mondo gli ha offerto alla vista e all’immaginazione e che ha condiviso la sua esperienza, vero segreto del successo di un uomo.

Una canzone di Grignani diceva “un viaggio ha senso solo, senza ritorno se non in volo”, e sento che quel volo non è ancora terminato, anzi, è destinato a perpetuarsi nel tempo, perché un viaggio della mente, dell’anima, del ricordo continuerà a rinnovarsi nell’esempio, nella commistione di cultura e stile, tra immaginazione e arte rivissuta attraverso tessuti, tendenze e architetture che raccontano in pochi scatti un’epoca facilmente identificabile dal dettagli del trucco, della spalla, della trama che hanno fatto fermanto il tempo.

E tutto questo è stato un volto, uno qualunque, uno di quelli che entra ogni mattina nelle aule del liceo. Il mio augurio è rivolto a tutti quei volti, nascosti nella massa dell’adolescenza, affinché un giorno si possa parlare di ognuno di loro, come uomini e donne che si cibano di cultura, esperienza e condivisione.


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